Mi scuso con i lettori perchè si potrebbe sempre dire che la linea di questo post, non ha niente a che vedere con gli argomenti legati allo sport. Per quanto mi riguarda c'entra eccome, perchè se son fosse stato per questo (lo sport) il mio corpo allenato e sostenuto da una mente adeguata, sarebbe sicuramente "scoppiato" e invece ancora non è così e non lo sarà - mi viene da dire - finchè lo vorrò io. (vedi in altro articolo mental training e respirazione) Questo ha permesso che io mi trovassi con il pieno di energia in piena emergenza per affrontare non uno ma più cancri non operabili. Magari vinceranno loro alla fine. Vedremo!
E' una storia per certi aspetti incredibili che ho deciso di mettere su questo blog per 2 motivi:
1) Perchè è la storia di una competizione, di una gara dove in palio c'è la mia vita;
2) L'uomo ammalato, deve rimanere "uomo" sempre, nel corpo e nella mente e nello spirito. Nessuno può ridurlo solo a un vuoto a perdere, nelle mani, spesso, di gente ed organizzazioni senza scrupoli, che nella malattia vedono solo un affare economico..
Io ho sempre gareggiato. Prima ho perso, spesse volte ho vinto, qualche volta ho superato anche le mie aspettative e se è successo una volta, può accadere ancora no? A distanza di più di un anno, la partita è pari. Conduco una vita quasi normale, se per normale può intendersi una situazione in cui, l'uinica cosa rimastami è la vita!... Non è sufficiente? Per me tanto! (questo che vedete è il logo del racconto, che è anche un piccolo libro di 100 pagine. Un ospedale dentro una barca a vela. nel prosieguo capirete perchè.)
Come dicevo, per i due motivi di cui sopra, l'ho fatto diventare un racconto che già si trova in giro con offerta libera. Non ho case editrici, non avrei i soldi per pagarle. Ho fatto quindi, tutto da me. Ho scritto, ho corretto la bozza, ho litigato con l'italiano cercando di districarmi fra soggetti predicati e complementi. Alla fine, dopo 5 mesi c'è l'ho fatta, passando attraverso periodi di grandi sofferenze perchè scrivevo in piedi. La malattia mi impediva di stare seduto!
Perchè nel blog questa storia? Sempre per due motivi ancora:
1) denunciare i mercanti della malattia e dare una speranza a chi potrebbe venirsi a trovare in una situazione analoga;
2) chiedere un contributo libero per reggere la mia lotta.
Come dicevo, ho perso tutto ed anche di più, ma sono quì grazie anche all'aiuto di tanta gente. La cura che faccio mi costa 800 euro al mese e lo Stato in cui io vivo non la riconosce (parlo anche di questa "entità" nel racconto). Adesso bisogna affondare il colpo decisivo, ma servono in aggiunta altre 1200 euro al mese circa, per almeno cinque mesi. Molto, molto di più delle mie risorse legate alla pensione. Anche in questo caso sto trovando aiuto. Vorrei che questo arrivasse anche da quì.
Se vorrete, dopo aver letto, potete inviare una offerta libera, ma proprio libera, al numero di post pay che troverete alla fine. Grazie.
PRIMA DI COMINCIARE
Dopo aver fatto tac e risonanze, ad ottobre sono stato dal fantastico dottor Calogero Francesco a Messina.
La solita visita di più di un'ora e poi: adesso bisogna attaccarlo, coraggio! ed io ero pronto! i soldi li avrei trovati!
Tanto è onesto questo dottore, che sapendo la mia situazione, non mi fa pagare! incredibile di questi tempi!
Personalmente la battaglia l'ho già vinta. Sono oltre l'anno e "sto bene." Se poi penso che mi dissero che lo portavo con me da un'altro anno almeno, allora mi avvio per il terzo. Una maniera strana di fare statistiche. Nel racconto capirete come le falsano, le multinazionali dei farmaci.
Perchè questo brindisi?
In verità l'ho fatto da solo a Santa Margherita di Belice, il 6 ottobre 2012, dopo avere ritirato le ultime analisi.
Tutti i valori normali: emocromo, emoglobina, globuli bianchi, rossi, piastrine, markes tumorali. Ma quello che mi ha fatto esultare e brindare è stato il markes della prostata.
6 mesi fa, prima di cominciare questa terapia, il valore era 5.5
Se considerate che la norma va da 0,7 a 4 io ero ben oltre.
Assieme al medico si pensava ad una metastasi in più. E cosa cambiava? Ne avevo tante! Vediamo dopo il primo giro cosa succede. (5 mesi)
Dopo questo periodo, era sceso a 2, Immaginate la mia felicità? Una metastasi in meno! bang! colpito! Ma non solo lui, i noduli ai polmoni, stanno andando in apoptosi, cioè stanno morendo! Non bevo alcolici da una vita. Sono entrato al bar Anteus e mi sono fatto servire un whisky. Giù tutto d'un fiato!
Rimane il più incazzato. Quello all'uretere. Addirittura passa da 2 cm a 3,5
Chissà quanti cm sarebbe diventato senza terapia!!!
E adesso viene il bello. Abbiamo deciso di attaccarlo con tutte le armi a disposizione e non sono poche. Sopratutto mi ha raccomandato il dottore Calogero: coraggio, forza, non mollare! Me lo ha detto mentre ero sull'uscio della porta per andare via! Ed io non mollo!
A novembre 2011 la scoperta, e la notizia ufficiale: "2 anni di vita con la chemioterapia. Senza, da 6 mesi ad un anno"
La foto che vedete risale ad agosto 2012, ben 10 mesi dopo e la sensazione non è che sia proprio in fin di vita, grazie al fatto che ho ascoltato la mia voce interiore e non solo quella.E' una storia per certi aspetti incredibili che ho deciso di mettere su questo blog per 2 motivi:
1) Perchè è la storia di una competizione, di una gara dove in palio c'è la mia vita;
2) L'uomo ammalato, deve rimanere "uomo" sempre, nel corpo e nella mente e nello spirito. Nessuno può ridurlo solo a un vuoto a perdere, nelle mani, spesso, di gente ed organizzazioni senza scrupoli, che nella malattia vedono solo un affare economico..
Io ho sempre gareggiato. Prima ho perso, spesse volte ho vinto, qualche volta ho superato anche le mie aspettative e se è successo una volta, può accadere ancora no? A distanza di più di un anno, la partita è pari. Conduco una vita quasi normale, se per normale può intendersi una situazione in cui, l'uinica cosa rimastami è la vita!... Non è sufficiente? Per me tanto! (questo che vedete è il logo del racconto, che è anche un piccolo libro di 100 pagine. Un ospedale dentro una barca a vela. nel prosieguo capirete perchè.)
Come dicevo, per i due motivi di cui sopra, l'ho fatto diventare un racconto che già si trova in giro con offerta libera. Non ho case editrici, non avrei i soldi per pagarle. Ho fatto quindi, tutto da me. Ho scritto, ho corretto la bozza, ho litigato con l'italiano cercando di districarmi fra soggetti predicati e complementi. Alla fine, dopo 5 mesi c'è l'ho fatta, passando attraverso periodi di grandi sofferenze perchè scrivevo in piedi. La malattia mi impediva di stare seduto!
Perchè nel blog questa storia? Sempre per due motivi ancora:
1) denunciare i mercanti della malattia e dare una speranza a chi potrebbe venirsi a trovare in una situazione analoga;
2) chiedere un contributo libero per reggere la mia lotta.
Come dicevo, ho perso tutto ed anche di più, ma sono quì grazie anche all'aiuto di tanta gente. La cura che faccio mi costa 800 euro al mese e lo Stato in cui io vivo non la riconosce (parlo anche di questa "entità" nel racconto). Adesso bisogna affondare il colpo decisivo, ma servono in aggiunta altre 1200 euro al mese circa, per almeno cinque mesi. Molto, molto di più delle mie risorse legate alla pensione. Anche in questo caso sto trovando aiuto. Vorrei che questo arrivasse anche da quì.
Se vorrete, dopo aver letto, potete inviare una offerta libera, ma proprio libera, al numero di post pay che troverete alla fine. Grazie.
PRIMA DI COMINCIARE
Dopo aver fatto tac e risonanze, ad ottobre sono stato dal fantastico dottor Calogero Francesco a Messina.
La solita visita di più di un'ora e poi: adesso bisogna attaccarlo, coraggio! ed io ero pronto! i soldi li avrei trovati!
Tanto è onesto questo dottore, che sapendo la mia situazione, non mi fa pagare! incredibile di questi tempi!
Personalmente la battaglia l'ho già vinta. Sono oltre l'anno e "sto bene." Se poi penso che mi dissero che lo portavo con me da un'altro anno almeno, allora mi avvio per il terzo. Una maniera strana di fare statistiche. Nel racconto capirete come le falsano, le multinazionali dei farmaci.
Perchè questo brindisi?
In verità l'ho fatto da solo a Santa Margherita di Belice, il 6 ottobre 2012, dopo avere ritirato le ultime analisi.
Tutti i valori normali: emocromo, emoglobina, globuli bianchi, rossi, piastrine, markes tumorali. Ma quello che mi ha fatto esultare e brindare è stato il markes della prostata.
6 mesi fa, prima di cominciare questa terapia, il valore era 5.5
Se considerate che la norma va da 0,7 a 4 io ero ben oltre.
Assieme al medico si pensava ad una metastasi in più. E cosa cambiava? Ne avevo tante! Vediamo dopo il primo giro cosa succede. (5 mesi)
Dopo questo periodo, era sceso a 2, Immaginate la mia felicità? Una metastasi in meno! bang! colpito! Ma non solo lui, i noduli ai polmoni, stanno andando in apoptosi, cioè stanno morendo! Non bevo alcolici da una vita. Sono entrato al bar Anteus e mi sono fatto servire un whisky. Giù tutto d'un fiato!
Rimane il più incazzato. Quello all'uretere. Addirittura passa da 2 cm a 3,5
Chissà quanti cm sarebbe diventato senza terapia!!!
E adesso viene il bello. Abbiamo deciso di attaccarlo con tutte le armi a disposizione e non sono poche. Sopratutto mi ha raccomandato il dottore Calogero: coraggio, forza, non mollare! Me lo ha detto mentre ero sull'uscio della porta per andare via! Ed io non mollo!
“La Fabbrica del Cancro”
(Una storia vera)
mario riggio
Prefazione
Ho cominciato a scrivere questo breve racconto un mese dopo l’esordio della malattia. Capivo che mi stavo cacciando in un buco nero da cui difficilmente sarei uscito L’ho riletto decine di volte, incerto se proseguire per almeno due motivi: 1) i disturbi mi impedivano di stare seduto per cui, spesso, scrivevo in piedi; 2) avrei voluto mandare tutti a quel paese. Poi ho preso una decisone per un ordine imperioso che mi veniva da dentro. Si era risvegliata la mia coscienza.
Quando cominciai, ero un fiume in piena. Cercavo in tutti i modi di dire ciò che mi stava accadendo e invece, parlavo delle mie emozioni ma non era questo ciò che volevo.
Raggiunsi un compromesso, mi sarei un po’ “pianto addosso”, dovevo pure farlo per scaricare una grande tensione ma avrei provato a raccontare una storia che non immaginavo potesse accadere.
Ero entrato in un meccanismo che – mio malgrado - stava per uccidermi, in nome e per conto di un sistema collaudato, che vede nell’ammalato solo la materia prima per profitti economici che vanno dal semplice medico (con le dovute, ovvie eccezioni), agli ospedali e – dietro tutti – le multinazionali dei farmaci.
Dovevo limitare l’aspetto emotivo, pur rimanendo questo fra le righe, ed ho provato a spiegare tre cose:
La prima la chemioterapia non cura il cancro. Almeno quelli in stadio avanzato. Mai nessun medico in scienza e coscienza potrà affermare il contrario. Spera che il trattamento possa eliminare ciò che la chirurgia lascia dietro di se..
La seconda se la chemioterapia fosse efficace, non ci sarebbe la necessità di considerare la prevenzione come unica cura possibile, con un aggravio delle spese sanitarie.
La terza La malattia rappresenta un business e il cancro è l’affare più grande del secolo. Attorno ad esso scorre un inimmaginabile fiume di denaro. Si muove una fetta di economia mondiale, fatta da centinaia di ospedali, cliniche private, milioni di addetti ai lavori nel mondo e profitti immensi per le multinazionali produttori dei farmaci. Immaginate che crollo economico se il cancro si curasse con una spremuta di agrumi.
Non avrei mai parlato o scritto contro qualcuno, specialmente su persone che si guadagnano il "pane lavorando" perché so che “cu mancia fa muddichi” (chi mangia produce molliche) Nel mio caso, coscientemente o no, hanno giocato con la mia vita stessa. I personaggi e le strutture mi scuseranno e se non vorranno farlo, fa lo stesso.
Come in tutte le professioni, il lavoro va eseguito al meglio delle proprie possibilità. A maggior ragione I medici che hanno a che fare con gli ammalati. Così come loro chiederanno al proprio meccanico di fiducia il meglio per la propria macchina, lo stesso e a maggior ragione va fatto per l'ammalato, perchè la persona vale più di una macchina.
In questa mia esperienza ho incontrato tanta miseria morale ma anche tanta nobiltà.
Quelli che citerò, se lo vorranno, potranno querelarmi o anche semplicemente incontrarmi, finchè sono vivo. Aspetto ancora le scuse. Personalmente mi rendo conto, che sono piccoli meccanismi -umani e di strutture - funzionali alla FABBRICA DEL CANCRO. L’ammalato è solo la materia prima di questo meccanismo. Per uno due, tre anni sarà lavorata, darà profitto e ricchezza. Quando diventerà un “non morto”, sarà lasciato alle cure palliative e ai familiari. La fabbrica del cancro pur rappresentando ormai un sistema planetario scientificamente morto e produttore di morti deve continuare a lavorare!
Grazie ai miei figli sono ancora vivo. Ho intrapreso una terapia diversa e sto “bene”. Il servizio sanitario non la riconosce e devo pagarla io. Mi costa mediamente 750 euro il mese. Ciò ha cambiato la mia vita e le priorità. Penso a tutti quelli che non possono farlo. Se posso essere di aiuto lo farò volentieri.
La produzione di una copia ha un costo medio di 2 euro e novanta centesimi.
Contributo volontario
Per informazioni: mario 3387677000
“La Fabbrica del Cancro”
“Se la vostra professione v’impone di disconoscere la pietà.
Provate almeno a immaginare che, chi vi sta di fronte
è un uomo come voi!”
(Ghandhi)
Il mio cancro non si può operare. Mi hanno detto che l’unica terapia possibile è la chemio, con sopravvivenza da uno a tre anni.
Io i primi sintomi visibili li ho avuti undici mesi fa. Un medico di ISMETT mi disse che lo porto dietro, da almeno un anno.
Un anno e undici mesi, allora? Perchè devo fare la chemioterapia?
Agosto giorno 7, 2012 ore 16 nell’altra stanza una vecchia canzone di Ornella Vanoni, cantata da Andrea Boccelli: “E’ PASSATO TANTO TEMPO ORMAI!…” mi crea un poco di nostalgia, è patrimonio della mia giovinezza. In oltre mi viene da pensare “ed io ci sono. Ancora vivo!”
Si dice che gli ammalati di cancro, hanno bisogno di forti stimoli e motivazioni per attivare le difese immunitarie. (il dottor Gebbia de la Maddalena sostiene che non centrano niente) A me basta questa di motivazione: completare questo racconto sulla mia esperienza quotidiana con il cancro è come stavo per essere ucciso a Palermo. Di fronte a me, una finestra alta che dà in un giardino, dal quale vedo soltanto le grandi e folti foglie di un albero di noci. Non sono in Italia.Mi ricorda un poco i paesi arabi che visitai tanti anni fa. Non la finestra; non le foglie ma le mosche. Qui sono padrone di ogni spazio, dentro e fuori di casa.
Mi avevano detto che potevo vivere ancora uno, due o tre anni a condizione che avessi intrapreso un ciclo di chemioterapia a base di cisplatino e gemcitabina(almeno sei, quelli che stenderebbero anche un bue) ne deduco che senza terapia sarebbero stati molto meno.
Io ho deciso di non farla. E' già passato quasi un anno dai primi sintomi visibili. Mi accingo per il secondo (Che poi sarebbe il terzo)
Infatti Se considero che un medico dell’ISMETT mi disse che me lo porto dietro da almeno un anno, in pratica sono pronto a percorrere non il secondo ma il terzo di anno. Anche se, non dovessi arrivare a completarlo, avrò comunque dimostrato che il periodo di sopravvivenza, legati alla chemioterapia, è solo una favola inventata dai medici e dalle multinazionali dei farmaci, facendo leva sulla paura della gente .
Se mi avessero detto:”guardi, la sua situazione è disperata, non si può intervenire chirurgicamente. L’unica strada è la chemio per una sopravvivenza da uno a due anni, ma gli effetti collaterali sono i seguenti…
....forse sarebbe meglio se lasciassimo tutto così. Rafforziamo le sue difese immunitarie e si goda la vita senza pensarci, ci sono sempre le terapie per contrastare il dolore quando sarà necessario….”
L’avrei accettato!
Invece i padroni degli ultimi anni di vita di un ammalato di cancro mi fanno questo regalo. Uno di questi mi disse durante una visita:“picchi, quantu voli campari!” (perchè, quanto vuole vivere?) Immagino sia il massimo delle battute che riesca a fare per tenere su il morale .
Per quanto mi riguarda, cercherò di arrivare il più lontano possibile per dimostrare:
1) l’inutilità della chemioterapia, specialmente nei casi avanzati come il mio.
2) La chemioterapia non porta nessun guadagno ne beneficio all’ammalato.
Porta solo tanto denaro nelle casse e nelle tasche di medici e case farmaceutiche, diventando solo un grande affare economico mondiale, che condiziona anche le scelte politiche dei governi pronti a bocciare anche l’evidenza. (chi non ricorda la sperimentazione del metodo Di Bella?)
Il cancro Non è una malattia, è un disquilibrio del corpo e dello spirito, a loro volta influenzati dagli stili di vita. Le cure devono contemplare l’uomo nella sua interezza.
I medici oncologi non propongono e non sanno fare altro. Tutto è deciso dalle case farmaceutiche. Devono solo vendere i prodotti per cui sono pagati. Devono convincere l’ammalato che se vuole vivere un paio di anni in più, deve fare queste cure. Deve diventare un “non morto”. “a condizione che le sue difese immunitarie rispondono bene”, pur consapevoli che il primo disastro che la chemio procura, è proprio l’azzeramento delle difese dell’organismo. Mentono, sapendo di mentire!
Che importa? Chi ha il cancro è destinato a morire.
In ogni caso sarebbe morto e nessuno – neanche i parenti più vicini – avrebbero cercato di capire se la condotta dei medici sia stata la più corretta.
Il medico E QANDO DICO MEDICO, MI RIFERISCO ALL’ONCOLOGO (almeno quelli che io ho conosciuto) SE NON DIVERSAMENTE SPECIFICATO. non sa che all’ammalato, può accadere tutto in quegli ultimi anni! Può avere momenti di grandi gioie mai provate o scoprire valori mai vissuti. Così come si possono avere momenti di grande sofferenza che fanno riflettere sul senso della vita.
Questo genere di medico cura solo il corpo con gli strumenti che gli mettono a disposizione, non si cura dell’uomo interiore. È pagato per questo! Non c’è tempo per altro e quando il paziente è stato ridotto ad una larva, lo abbandona dicendo: non c’è più niente da fare. L’oncologo è l’unica categoria di medici che abbandona l’ammalato, consegnandolo in pratica alle pompe funebri. Nessun altro specialista fa questo. Tutti si curano dei loro pazienti fino all’ultimo.
Così dissero per mio padre e per mia madre e per mio fratello.
Perché ci si ammala?, Cos’è la malattia?
Sono le domande che l’essere umano si pone dalla notte dei tempi alle quali mai nessuno sinora ha saputo rispondere in maniera esaustiva.
Sono le domande che l’essere umano si pone dalla notte dei tempi alle quali mai nessuno sinora ha saputo rispondere in maniera esaustiva.
Se poi mi becco un cancro dirò in aggiunta: “Perché proprio a me?”.Vengono in mente teorie non dimostrate ma sicuramente più credibili della chemioterapia. La malattia nasce da uno shock biologico acuto, inaspettato e vissuto con un senso di isolamento. (dottor Hammer).
Inaspettato perché la persona (come qualsiasi essere vivente) viene colta “in contropiede”. Ovvero: accade qualcosa che attiva nel nostro sistema una risposta automatica, senza che ci sia il tempo perché tale risposta possa essere metabolizzata dalla mente.
Faccio un esempio. Se la ditta dove lavoro va male perdendo nel tempo sempre più clienti e alla fine chiude, questo sarà un fatto che mi rattrista, mi preoccupa, mi fa anche arrabbiare, ma non mi fa ammalare perché non è qualcosa che accade in maniera inaspettata.
Se invece un giorno vado a lavorare e trovo sul mio tavolo una lettera di licenziamento, vivo uno shock biologico, inaspettato, che mi coglie impreparato. Mi ammalo. mi viene la depressione, la psoriasi, la gastrite, l’ulcera e se lo shock non metabolizzato al più presto,perché no? Il cancro!
Che cosa mi ha colto di sorpresa per buscarmi il mio cancro?
Immagino a parlarne con i medici, ponendo loro questa domanda. Penso mi rimanderebbero dallo psicanalista dicendomi: ripassi dopo.
Loro sono pagati per non perdere tempo. Mi riferisco agli oncologi, ai chirurgi dal bisturi facile. Infatti io oggi dovrei essere “eviscerato come un pesce e con sei cicli di chemio addosso.” Dico dovrei, non a caso perché chissà già dove sarei già.
Homo homini lupus(l’uomo è un lupo per l’uomo)
Succede a volte che vorremmo essere un animale, magari un gabbiano, un delfino. Se potessi scegliere, vorrei anche per un breve periodo, essere un lupo, perché riesce a correre per giorni interi e a me piaceva tanto correre! Poi, anche per solidarietà, perché l’uomo l'ha portato sulla soglia dell’estinzione, ponendolo per altro, sotto una luce oscura e tenebrosa.
Probabilmente tutto è cominciato quando, impossessandosi sempre più di territori non suoi, l’uomo ha sottratto ai lupi l’habitat in cui vivevano e si nutrivano, entrando di conseguenza a contatto con essi. Da questi incontri ravvicinati, sarà mancata una pecorella a qualche pastore, perché col suo gregge si era addentrato in un territorio che i lupi pensavano appartenesse ancora a loro, da qui la prima caccia.
In breve diventò il lupo cattivo, che mangia la nonna di cappuccetto rosso, il protagonista di storie paurose, lo spauracchio che teneva buoni i bambini. Nel pensiero collettivo, bisognava che si eliminasse.
Solo un “animale” come l’uomo poteva fare questo. Ha sterminato razze che oggi si premura di proteggere da se stesso. Paradossale no? Tanti lupi ma non troppi!
Viva il lupo quindi, nella sua fierezza anche a costo di rimanere da solo.
Questo non è successo solo al lupo “feroce e assassino”. Lo stesso destino lo hanno avuto altri animali e ….popoli come gli Aztechi i Maia, gli Indiani, gli ebrei e ancora oggi non è finita. Quando si dice che ogni cinque secondi, nel mondo muore un bambino per la fame, a chi vogliamo imputare questi delitti se non all’uomo, che dovrebbe essere la “perla” della creazione! L’orgoglio di Dio! Facciamo l’uomo a nostra immagine! E invece..
È dall’uomo che bisognerebbe tenersi lontani! L’unica specie che uccide i suoi simili per gioco, per sadismo, per interessi, per denaro, per potere, scatenando di volta in volta le nefandezze peggiori.
Interi popoli rischiano di estinguersi perché non hanno una ciotola di riso durante il giorno. per sfamarsi. Che cosa importa se non hanno un semplice vaccino che potrebbe salvare la vita di milioni di bambini?
Non portano utili quindi, possono anche morire!
La nuova frontiera dei grandi affari, è rappresentata dalle multinazionali dei farmaci, in un settore commerciale tutto da sfruttare: La malattia in tutte le sue manifestazioni. Il farmaco, come ogni buon prodotto, deve essere pubblicizzato e commercializzato. La televisione manda in onda immagini accattivanti, quasi che si tratti di cioccolatini.
Scegliere di vivere da solo, per un uomo in particolare, significa – se vuole mantenere decoro e dignità – dovere imparare tante cose nuove e inizialmente monotone. Stirare, lavare, cucinare, passare l’aspirapolvere, rifare i letti, ecc. Stirare una camicia! Un’impresa ardua che ancora non riesco a fare! È un'arte che non imparerò mai.
L’unico problema sta nel fatto che se ho la febbre e non posso alzare la testa dal cuscino, e devo comunque prendere la pillola che ho dimenticato nell’altra stanza, occorre che vada, oppure mi tengo il mal di testa. Non vale la pena neanche di lamentarmi perché tanto, nessuno mi sentirà. S'impara così a stare zitti.
Anche qui gli animali sono i nostri maestri.
Non li ho mai sentili lamentare quando stanno male! Dirò di più, quando si accingono a morire, si allontanano senza disturbare nessuno. Se vivono in casa, vanno in qualche luogo appartato e si congedano senza un lamento.
Provo ad immaginare se fossero come noi. Tutto attorno sarebbe un caos senza fine.
Ogni giorno ne muoiono a centinaia di animali, cani e gatti randagi, uccelli sugli alberi sotto i tetti delle case. Dove vanno a finire? È come se “scomparissero!” Come se la terra li assorba per toglierli alla nostra vista, non per rispetto nei nostri confronti. Soltanto perché non meritiamo di vedere la nobiltà che c’è dietro la morte, perché siamo accecati dalle miserie di ogni giorno. Invidie, gelosie, egoismi. Desideriamo in genere solo una cosa: più denaro! Lasciando per un attimo da parte queste considerazioni, il vero problema dello star solo, in effetti, consiste quando ci si ammala seriamente, per esempio quando viene un cancro inaspettato! Allora che faccio? Vado a cercare qualcuno che mi assiste oppure decido di stare comunque da solo?
Le basi di ogni malattia
Una sera a Porto Empedocle, passeggiando con un amico per via Roma, il salotto della cittadina, successe qualcosa che destò la mia meraviglia
La via Roma è costeggiata da alti alberi frondosi ai due lati, e quella sera d’estate, verso il tramonto, migliaia di uccelli, ma proprio migliaia, volteggiavano rapidamente fra i rami, quasi che cercassero un posto per la notte dove dormire. Sembravano rincorrersi e giocare. Il cinguettio era incredibile! Quasi assordante. Tutti assieme “avevano qualcosa da dire”. Ora io non so se fossero felici in quel momento. So con certezza che il loro volare rapido e il loro “modo di comunicare” mi mettevano allegria. Gioia!
Le basi di ogni malattia
Una sera a Porto Empedocle, passeggiando con un amico per via Roma, il salotto della cittadina, successe qualcosa che destò la mia meraviglia
La via Roma è costeggiata da alti alberi frondosi ai due lati, e quella sera d’estate, verso il tramonto, migliaia di uccelli, ma proprio migliaia, volteggiavano rapidamente fra i rami, quasi che cercassero un posto per la notte dove dormire. Sembravano rincorrersi e giocare. Il cinguettio era incredibile! Quasi assordante. Tutti assieme “avevano qualcosa da dire”. Ora io non so se fossero felici in quel momento. So con certezza che il loro volare rapido e il loro “modo di comunicare” mi mettevano allegria. Gioia!
Evitavamo, per ovvie ragioni, di sostare sotto glia alberi per evitare di essere sporcati dagli escrementi.
Il sole dopo circa mezz’ora tramontò e nel volgere di pochi minuti, tutti gli uccelli, quelle migliaia di passeri, scomparvero fra i rami, spegnendo quasi simultaneamente, il loro cinguettare. Mi rivolsi al mio amico chiedendogli se si fosse accorto di niente. Mi chiese “cosa fosse successo!”
Niente, risposi. Meglio evitare di essere preso in giro per un fatto ovvio e naturale.
Ovvio? Ma chi ha dato l’ordine di ritirarsi fra i rami, in silenzio tutti, quasi nello stesso attimo? Quegli uccelli, in armonia con la natura, sapevano per legge naturale che al tramonto, dovevano andare a riposare, anche se la luce si protraeva ancora per alcune ore.
Oppure alcuni fiori visti in Romania. Aprono la loro corolla dalle ventuno alle ventuno e trenta e la aprono nel volgere di un minuto circa. Chi dice al fiore di aprirsi sempre alla stessa ora se non la legge naturale? Nella mia vita (parlo di me) ho disobbedito spesso a questa legge Ho dormito quando dovevo mangiare. Mangiavo quando dovevo riposare, perdendo il mio contatto personale con i ritmi naturali della vita. Smarrendo il mio equilibrio. Smarrendo me stesso. Pagando ogni volta un prezzo sempre più alto.
Perché meravigliarmi se poi se mi sentivo “stressato”, sotto pressione, con gli attacchi di panico pronti a manifestarsi, con la depressione sempre in agguato? Non riuscivo a stare fermo perché in ogni momento della giornata avevo sempre qualcosa da fare. Dovevo fare qualcosa. La mancanza di equilibrio interiore ne era la causa.
Politica, sindacato e per fortuna, lo sport, sono stati gli impegni principali della mia vita, oltre il lavoro ovviamente. Tanti anni spesi nella “certezza” che il proprio contributo personale, il proprio impegno poteva contribuire a cambiare la società. Tanti anni di militanza nel P.C.I. come compagno di base, negli anni 70. Di quelli che portavano acqua alla causa, che votavano per disciplina di partito anche i nomi non graditi che i dirigenti di Roma proponeva.
Appartenevo all’area di sinistra, e gli uomini di destra del partito, come i miglioristi di Giorgio Napolitano, li vedevamo solo come gente che voleva “arrivare” alle spalle della classe operaia, che dicevano di rappresentare.
Volevano, in pratica, un socialismo che conciliasse l’interesse dei ricchi e dei poveri. Un capitalismo dal volto umano. Li consideravamo solo degli opportunisti pronti a ricoprire incarichi sempre più prestigiosi. Con tanta voglia di andare al governo del Paese, anche rinnegando il proprio nome e le proprie origini, infatti scomparve il P.C.I., diventò una quercia con alla base una piccola falce e martello, fino a scomparire del tutto nel volgere di un paio di anni.
Giusto appunto Giorgio Napolitano, me lo trovo oggi Presidente della Repubblica non perché eletto dal popolo ma dai partiti. Come tutti gi altri. Se si confrontassero con il voto popolare, magari non sarebbero li, ma questa è l’Italia per ora. Presidente quindi, dopo una infinità di legislature. In pratica da sempre in Parlamento a partire dal 1953. Praticamente da 60 anni,
Come lui tanti altri che non conoscono il lavoro. D’Alema, per esempio, da 26 anni fa il parlamentare. L’uomo che diceva nelle manifestazioni “è ora, è ora, è ora di cambiare, la classe operaia deve governare!”
Nei fatti la classe operai è scomparsa, sotto i colpi della crisi, lui inossidabile continua a stare li. Insomma, ventimila e più euro al mese – mediamente – fanno comodo no? Ci si può pure permettere anche la barca a vela. E se poi la classe operaia non ha governato, pazienza, sarà per un’altra volta. Se i giovani trent’enni di oggi sono precari a vita senza un vero futuro è una cosa che non li riguarda. Sicuramente i loro di figli questi problemi non sanno cosa sono. Così fan tutti! C’è qualcuno che non ricorda la falsa laurea presa in Albania dal figlio di Bossi, l’uomo puro del nord?
Il tempo è sempre galantuomo! Vedevamo giusto noi poveri tangheri che voi allora – Presidente - definivate estremisti!
Non ce l’ho con Lei mi creda, i tempi cambiano così le idee di chi deve necessariamente navigare in funzione delle condizioni del mare, per non affondare. Non a caso si parla del Transatlantico quando ci si riferisce all’aula di governo. Che poi affondare significherebbe ritornare a lavorare, mica sarebbe tanto grave! Lo vorrebbe fare tanta gente!
“La casta è casta e va si rispettata” diceva un suo conterraneo ne “a livella”, ma quello era “Totò” il principe De Curtis, l’uomo del sorriso che ne utilizzaste in una campagna elettorale, tanti anni fa, l’immagine ed una sua espressione “Ma mi faccia il piacere!” Già!
Perché anche Lei non mi fa il piacere, almeno di sorridere un poco ogni tanto? Penso che il Paese sarebbe un poco più allegro. (Spero non sia vilipendio quello che sto dicendo. Altrimenti oltre al cancro, dovrò difendermi da qualcos’altro).
D’altra parte Le ho scritto, Presidente, una mail esponendole il mio problema, perché no? . Chiedevo il Suo aiuto. Probabilmente l’avranno letta prima che arrivasse a Lei e l’hanno buttata via. Parlavo di ciò che mi sta succedendo e pensavo che potesse darmi una mano
In verità, oggi Lei è a capo di uno Stato che continua a garantire i ricchi e impoverisce sempre più i poveri e i lavoratori nei confronti dei quali si impegna con buone parole, poi, preso come è dal suo impegno “istituzionale ” e dallo spread magari lo dimentica perché l’età fa anche questi scherzi. Spesso mi fa rimpiangere l’indimenticabile Sandro Pertini!
Ricordo di notte gli attacchinaggi di manifesti con la falce e il martello in borgate ad alta densità mafiosa, i comizi, le notti insonni. Di mattina al lavoro. C’era un ideale in cui credevo ma il tempo passa e passano anche i riferimenti. Scompare il comunismo, gli ideali di uguaglianza. Rimangono gli opportunisti che sanno cambiare pelle come i serpenti e tali rimarranno sempre! Rimangono i capitalisti sempre più ricchi, le multinazionali imperialistiche, le grandi case farmaceutiche che dettano le strategie nel mondo.
Perché meravigliarmi se dopo tanti anni di speranze, di fatica e onestà intellettuale mi sento stanco e deluso? Ricorrere agli ansiolitici, ai farmaci per la tachicardia, ulcere, e gastriti è il meno che possa fare. Sono i segnali che il corpo manda per comunicarmi che qualcosa non va per il verso giusto e invece di correre ai ripari, ci lavoro sopra pensando che la pillola risolverà ogni cosa. Pensando di essere indispensabile, dimenticando che il mondo, ha saputo fare a meno di me prima che nascessi, così farà a meno quando andrò via. Queste considerazioni arrivano dopo, quando la vita improvvisamente cambia e presenta il conto. E che conto!
Dall'oggi, al domani, mi sono preso il mio cancro. Quello che avrei voluto evitare, che tutti vorremmo evitare ad ogni costo..
In questa esperienza, se così si può definire, ho imparato che prenderlo a Palermo o prenderlo – per esempio - a Milano, non è la stessa cosa e più avanti dirò il perché. La malattia era in agguato! Avevo creato le condizioni per il suo sviluppo. Le mie difese immunitarie non erano più tali, da impedirne l’evolversi. Il lupo aveva perso le sue caratteristiche e si era lasciato prendere dallo stress del branco e si era indebolito!
Tante volte, a nostra insaputa, sviluppiamo tumori dei quali non ci accorgiamo nemmeno. Le difese immunitarie risolvono il problema ancor prima che i sintomi si manifestano, incapsulandolo per sempre. Altre volte si entra in una trappola che rischia di diventare mortale! La stessa parola incute paura. Ha il valore di una sentenza! Condanna senza appello e senza attenuanti. “Mi aggrappo a tutto, specialmente al computer per capirci qualcosa in più. Niente da fare! Il cancro ha aggredito il mio corpo senza darmi nessun segnale premonitore, o forse sì, ma non li ho capiti.
LE STATISTICHE
A dare ascolto alle voci ufficiali, pare che la lotta sia quasi vinta, che le guarigioni sono tali e tante, da far pensare che l’esito della battaglia è vicino. Fra queste voci ottimistiche, anche quella autorevole del Professore Veronesi. Per carità, mi guardo bene dall’esprimere un parere su un personaggio del genere, che attraverso il cancro, è stato utilizzato anche dalla politica, “tanto è stato bravo!” anche se non ho capito cosa abbia fatto di importante.
Guardando però su youtube qualche video di Beppe Grillo, che lo riguarda, sorge un ragionevole dubbio, sulla sua indipendenza da case farmaceutiche o altro genere di imprese. Vale la pena ascoltarlo, basta collegarsi e digitare Veronesi e Beppe Grillo. Può anche non piacere il comico genovese, ma non risulta che il Professor lo abbia mai querelato. Che siano vere le cose che dice? Provate a cliccare su questo link:
V-DAY 25 aprile Torino: Beppe Grillo contro Umberto Veronesi.
V-DAY 25 aprile Torino: Beppe Grillo contro Umberto Veronesi.
Le statistiche sul cancro somigliano ai partiti che perdono le elezioni, ma a conti fatti, poi hanno pure vinto. Sembrano costruite per tranquillizzare la gente. Per nascondere fondamentalmente il fallimento di decenni di ricerche. Perché?
Perché sono tanti gli interessi che si creano e girano attorno all’ammalato di cancro.
Infiniti gli studi. Secondo alcuni "I dati dimostrano che gran parte delle spese per cure anti-cancro avviene nelle ultime settimane e mesi di vita e che in larga percentuale dei casi non solo sono inutili ma anche contrarie agli obiettivi e alle preferenze di molti pazienti e famiglie se fossero state adeguatamente informate sulle possibili opzioni".
Uno studio in Gran Bretagna frutto di dodici mesi d'indagine, ha fatto molto scalpore, i medici sostengono che, in alcuni casi, ai malati terminali non dovrebbero essere prescritte altre terapie, ne consolidate ne in fase sperimentale, ma soltanto cure palliative.
Perché allora si continua con un sistema che viene subìto dal malato e dalle famiglie? Perché proprio questo è il periodo di maggiore profitto derivante dalla vendita dei chemioterapici, pur rendendo insostenibili per i sistemi sanitari, le spese derivanti.
Tutto questo non ha portato a nessuna riduzione in percentuale dei casi di cancro semmai si assiste a un progressivo aumento ..
Circa dodici milioni di persone ricevono ogni anno una diagnosi di cancro nel mondo e la cifra potrebbe salire a 27 milioni nel 2030. (120.000 solo in Italia) Secondo gli specialisti e osservatori, non asserviti al potere politico ed economico delle multinazionali, nella sola Gran Bretagna il costo delle terapie oncologiche è salito a oltre 5 miliardi di sterline da 2 miliardi nel 2002.
Ditelo a chi ha il cancro, se si sente rassicurato da queste voci! Se si sente rassicurato dalla chemioterapia che – probabilmente – teme più del cancro stesso.
Non disconosco il fatto che persone, passate attraverso le terapie da protocollo vive dopo tanti anni. Mi viene altresì difficile ricordare, semmai, come qualcuno sia guarito soltanto con la chemioterapia. Questo è un dato certo. È la chirurgia, prevalentemente a risolvere il problema. La chemioterapia “adiuvante o coadiuvante” (com’è definita) dà una mano a eliminare cellule non asportate dal bisturi e che rischiano di andare in circolo e a passeggio per il corpo. (così dice la medicina ufficiale. Ma sarà vero? Provate a leggere con pazienza.)
Le statistiche, manipolate danno guarigioni del cinquanta per cento e oltre. Togliere un nodulo che non ha dato metastasi, è posto sullo stesso piano di un tumore al polmone che in genere non si risolve. Una persona è morta, l’altra è sopravvissuta. Percentuale? Il cinquanta per cento di guarigioni.
Perché questo “bluff?”, sulla pelle della gente? Semplicemente perché della pelle della gente, alle multinazionali dei farmaci, non importa niente. Importa soltanto vendere chemioterapici, come ai petrolieri non importa delle macchine elettriche. Devono vendere il petrolio. La vita dei popoli, non è diretta dai governi nazionali. Le scelte strategiche fondamentali sono imposte da fiumi di denaro da investire e dividere. Sembrano esagerate le cose che sto dicendo, forse passibili anche di querela.
Se la chemioterapia fosse curativa, come vogliono dare ad intendere, non ci sarebbe la necessità di investire tanto denaro nella prevenzione. Sorge addirittura il dubbio, che la prevenzione sia concepita per alimentare la “macchina del cancro”, perché un nodulo – caspita – sarà localizzato in qualche parte del corpo no? Da lì parte il meccanismo. Ecografia, tac, PET visite private possibilmente senza ricevute fiscali. Sopratutto tanto, tanto stress da parte del malcapitato. Dopo mesi ci dicono: però sto nodulo bisogna tenerlo sotto controllo. E la fabbrica va. La gente lavora, i mercanti della malattia si arricchiscono. Intanto….
Dagli Usa: la chemio peggiora il cancro uno studio pubblicato sulla rivista Nature spacca il mondo della medicina
Roma - “Nature”, storica rivista scientifica londinese, ha diffuso la notizia che la chemioterapia anziché sconfiggere il cancro ne favorirebbe addirittura la crescita. “La chemioterapia può avere l’effetto opposto di favorire la crescita del cancro”. La scoperta è del team di ricerca del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, guidato da Peter Nelson, e sta facendo letteralmente trasalire chiunque, almeno una volta, abbia avuto a che fare con l’invasivo trattamento. Ma di cosa si tratta esattamente? Stando a quanto si apprende dalle fonti estere, gli scienziati hanno riscontrato che la chemio stimolerebbe nelle cellule sane la secrezione di una proteina, la WNT16B. Il secreto, poi, non solo comporterebbe un aumento delle cellule malate, ma contribuirebbe anche ad ostacolare gli esiti positivi della terapia, fino a vanificarla del tutto. Si creerebbe, in sostanza, una vera e propria barriera intorno all’area colpita dal tumore, in particolare da quello al seno, alla prostata, al polmone e all’intestino
Tempo fa gli scienziati avevano, infatti, notato che i nuclei malati della prostata, del seno o delle ovaie, trattati con la chemio, facevano molta più resistenza nel corpo umano invece che in laboratorio. Così, hanno voluto vederci chiaro. Hanno subito mappato gli effetti della chemio direttamente sui tessuti dei pazienti e hanno riscontrato che può lesionare il DNA delle cellule sane circostanti. Eppure, contro ogni logica deduzione, “i padri” della ricerca non se la sentono di decretare il fallimento della medicina ufficiale. Da Seattle chiariscono solo che l’antidoto a questa reazione potrebbe essere l’assunzione di un anticorpo alla proteina letale, in modo da perfezionare il trattamento, o, in alternativa, la riduzione delle dosi del medicinale. Non conforta nemmeno la posizione di Fran Balkwill, esperto del Cancer Research Uk: «La rivelazione è compatibile con le altre ricerche che attestano come il trattamento non solo attacca le cellule malate, ma bombarda anche quelle intorno. Questo lavoro conferma che le cellule sane che circondano il tumore possono anche aiutarlo a resistere al trattamento». Il prossimo step è arginare questo meccanismo di resistenza e rinforzare gli effetti della cura. E in Italia, come hanno reagito alcuni dei più alti profili del settore?
Leggendo l’articolo, nella sua interezza, gli esperti del settore in Italia, dicono: “lo sapevamo”.
Già, lo sapevano ma non dicevano niente
Dopo aver perso parenti, familiari e amici e anche io mi trovo in questa situazione, mi sono posto la domanda ” se un medico fosse colpito direttamente da questo male quale strada sceglierebbe?”. Sono ovvie riflessioni personali ma intanto da internet viene fuori quanto segue.
FAMOSO ONCOLOGO AMERICANO DI FAMA MONDIALE RIFIUTA LA CHEMIOTERAPIA PER LA MOGLIE MALATA DI TUMORE E GUARISCE
Oncologo americano rifiuta la chemioterapia per la moglie
La moglie di un oncologo famoso americano si ammala di cancro e il marito non la sottopone alla chemioterapia.
Sidney Winawer è un oncologo direttore del Laboratorio di Ricerca per il Cancro al Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di NewYork, uno dei centri più importanti del mondo.
Per decenni ha praticato la chemioterapia a tutti i pazienti, molto più della metà dei quali sono deceduti. Ma un giorno la diagnosi è toccata a sua moglie… Ben consapevole dei danni catastrofici e dell’inutilità assoluta di quel tipo di cura (come ammetterà più tardi nel suo libro “Dolce è la tua voce”, Positive Press, 1998) non la sottopone a nessuna chemioterapia o radioterapia, ma si affida alla somatostatina (quella di Luigi Di Bella) E la moglie guarisce !
Sarà la distorsione che subentra nella mente di un ammalato di cancro, sarà perché forse si acquisisce una sensibilità maggiore, ma tutto ciò che ho vissuto, mi conferma quanto anch’io sia stato preso nel suo ingranaggio.
I dati riportati prima sono inconfutabili. Nessuno crede alle fonti ufficiali e i sistemi di cura sono rimasti quelli di mezzo secolo fa, infatti, nessun settore della scienza e della conoscenza è rimasto così indietro, come la ricerca delle terapie contro il cancro.
Intanto le multinazionali del farmaco superano per fatturato il PIL di alcuni paesi. Sono quotate in borsa, fanno muovere centinaia di ospedali, migliaia di lavoratori più l’indotto. Non è facile arrestare la macchina. Ne andrebbe di mezzo tanta economia, tanti posti di lavoro. la barca deve navicare!
Il cancro è diventato un affare economico imponente, una scelta politica!
È come dire, che non esiste alternativa alla benzina per far muovere le macchine o produrre energia pulita. Diciamo che in questo momento, conviene così ai petrolieri e a tutto il mondo costruito attorno al petrolio. Io per esempio, Ho speso finora circa tremila euro, molti dei quali senza ricevute fiscali da parte di dottori e primari di cui parlerò più avanti. Senza contare quelli che pagherebbe lo stato, se decidessi di fare la chemioterapia, ma questa è una scelta che non rientra nei miei programmi. Sono al IV stadio, cioè a un livello dove la mia sopravvivenza, “come dicono” è di uno o tre anni strettamente legati alla chemioterapia. Diciamo che conviene così alle case farmaceutiche.
Un paio di anni di vita ancora se faccio la chemio! Non sarebbe più etico, da parte dei medici, nei casi come il mio, dire la verità, aiutando la persona ad affrontare con tutti i mezzi a disposizione, un sereno e “confortevole” passaggio? Sarebbe sicuramente preferibile a quegli anni strappati alla vita, passati in preda agli effetti collaterali. Con una morte che sopraggiunge, solo dopo aver graffiato a sangue anche l’anima! Invece no, mi propongono cicli di due, tre, quattro, sei sedute (dipende con chi si parla, a dimostrazione di quanto non siano chiare le idee, di quanto non sanno cosa sia un cancro) L’importante è farli. L’importante è vendere il prodotto perché il lavoro deve continuare. Perché tanto, morirò lo stesso e nessuno si chiederà se si è guardato solo al mio bisogno.
Solo l’ostinazione dei miei figli, ha permesso che io sia ancora vivo e integro, dopo avere scoperto di essere un “barattolo” nelle mani di gente che hanno ben altro a cui pensare
COME SI CAMBIA!
Stanco di sentirsi trascurato, il mio corpo m’inviò un segnale inequivocabile. Dovevo fermarmi un attimo, riposare e riflettere. Non che prima non avessi avuto delle avvisaglie, solo che non ci prestai attenzione. Stranamente, dopo alcuni sforzi muscolari, in palestra – normali in altre circostanze - avevo difficoltà a recuperare e avvertivo una profonda spossatezza.
Con lo spinning o uscendo in bici questo non avveniva.
Da lì a breve (si fa per dire) avrei avuto una prima diagnosi: UROTELIOMA CON METASTASI POLMONARE Cioè nessuna possibilità di farla franca. solo chemioterapia, a base di CISPLATINO E GEMCITABINA, avevo la speranza di vivere ancora un po’.
Sei mesi in giro fra rinomati ospedali palermitani, sono serviti solo a farmi perdere tempo prezioso. Non sono riusciti ad arrivare a una diagnosi certa. Ciò nonostante avrebbero seguito un iter terapeutico che mi avrebbe spedito direttamente nell’altro mondo.
Inguaribilmente e “nostalgicamente” siciliano, pensavo che la nostra medicina, i nostri medici, non avessero niente da invidiare a quelli “del nord”. Ringraziando il cielo, avevo avuto poco a che fare con la salute in questi lunghi anni. Qualche normale malattia, un paio di interventi chirurgici, relativamente semplici, tutti risolti con tranquillità La mia età mi costringe, ovviamente, a parlare dei medici di trenta anni fa e da perfetto rimbecillito, ricordo specialisti che parlavano con i pazienti, senza trascurare nessun dettaglio. Freddi a volte, ma chiari. Ricordo un primario del policlinico di Palermo che mi disse, rispondendo ad una mia domanda: “non esistono diagnosi o interventi facili o difficili. O l’operatore sa di cosa parla e come intervenire, oppure no sa”. Parole chiare e inequivocabili. Parole convincenti.
Ero rimasto fermo a quel periodo e nel frattempo le cose erano cambiate. Il denaro era diventato il sistema che regola il mondo e le coscienze. Adesso, dopo nove mesi ho imparato a conviverci con il cancro. Una convivenza difficile ma chiara. Lui vuole vivere a mie spese ed io cercherò di impedirglielo in tutti i modi! Studio le sue mosse, i suoi movimenti. Nel far questo, cerco di non confondere i moti dell’animo, con il mio reale stato di salute. Non mi faccio illusioni! Tanto meno mi sento sconfitto! La battaglia è solo aperta e in questo momento nessuno ha il sopravvento.
Per quanto le mie condizioni me lo permettono, vivo quotidianamente la mia vita, la mia giornata, le mie ore i miei minuti i miei secondi.
Riesco a programmare con un margine massimo di tre o quattro giorni. Mi piacerebbe ancora pensare a lunga scadenza ma so che non è possibile. Questo rende ogni minuto pieno di cose che prima non vedevo, non capivo, non sentivo. Sto imparando a vivere una nuova vita. Quella vecchia non c’è più. Non c’è passato perché è andato via, né futuro . Solo il momento in cui agisco. È limitativo tutto questo? Non per me. Tutt’altro! Vivo come non ho mai vissuto.
Vivo la giornata dall’alba al tramonto Vedo le prime luci del giorno, gioisco nel sentire gli uccelli che iniziano a “parlare” fra loro, sento l’odore dei fiori, osservo l’azzurro del cielo e m’inebria il profumo del mare.
Tutte queste cose fanno parte di questa nuova vita. Probabilmente se li avessi percepiti in quella precedente, le cose sarebbero andate in maniera diversa.
La sera, quando c’è la luna, seduto nel balcone, con il mio binocolo la guardo per ore. La stessa che mi è stata tante volte amica e solidale, nei miei momenti di malinconia, ma anche complice nei momenti più teneri. Cose semplici, ovvie scontate, banali, ma, non per me. Adesso! Non più! Questi nove mesi hanno cambiato tutto, le mie emozioni, i miei pensieri. Continuo a vivere da solo. Non dovrei – dicono – io ci provo, è bello anche questo.
Tengo per me solo ciò che oggi può essere utile alla mia lotta per la sopravvivenza, come il lupo, ma con le idee chiare, come per la preparazione a una gara. Si perché ho sempre gareggiato, così, per il piacere di esplorare i miei limiti. Tutte le mie azioni sono finalizzate a essa. Sforzi, alimentazione, pensieri. Questa volta in palio c’è la mia vita.
Non ho preso la depressione e già questo è importante. Non è che sia totalmente sereno, però! Ricorro a xanax o al valium per dormire Chissà quanta gente prima di me avrà fatto le mie stesse considerazioni. Chissà quanti altri avranno vissuto la mia stessa esperienza e non ci sono più. Certo, il cancro li ha uccisi ma, responsabile è solo lui?
Torno indietro nel tempo, guardo le cose fatte e vengono fuori solo gli errori. Chissà perchè si pensa solo agli errori, forse perchè ho fatto del male a qualcuno? Mi addolorano. Serve a qualcosa? Certamente, se mi aiuta a trovare pace con me stesso. Oggi comincio a vedere anche ciò che di utile ho fatto. Comincio a star meglio con la testa.
La serenità aiuta l’ammalato di cancro, più di ogni medicina. Questa va conquistata, passando attraverso strade tortuose.
Ho vissuto la mia condizione come una condanna a morte. Aspettando solo che sia eseguita. Oggi non più. E’ solo una questione di tempo, ma questo vale per ogni essere vivente. A volte cado nella “auto compassione”. La evito, così come quella della gente. Parlo solo con chi riesce a dirmi altro. Se dovessi dare ascolto ai sensi di colpa, non starei qui a scrivere, con tutta la fatica che mi comporta. Le cose a cui attribuivo importanza, si rivelano oggi solo accessori che non hanno lasciato niente.
Tutto il resto, ciò, per cui pensavo che “ci fosse tempo” invece non c’è, non potrà mai più esserci. È irrimediabilmente perso, come il rapporto con i miei figli, per esempio! Recuperato per questa occasione. Non sono nato padre, ho provato a imparare ad esserlo giorno dopo giorno. Ho fatto quello che ho potuto ma non è stato sufficiente. Mi accorgo di amarli come non mai. So che sono ricambiato.
Oggi che la mia vita tende a fuggire via sento tanto dolore reale dentro di me. Un dolore mai provato prima. In questi momenti così penosi, non so quanto debole diventa il mio corpo, le mie difese, il mio spirito, divenendo preda di chi aspetta solo questo. Allora provo a reagire! Reagisco e lotto. Con serenità!
Ho bisogno di un amico di cui mi possa assolutamente fidare, giorno e notte, per ogni cosa. Lo stress, le tensioni, le ansie e le paure sono state una costante.
Lo trovo in me e dentro di me. Parlo con me stesso. Qualcuno, prima lentamente prova a rispondermi. Poi sempre più forte, con più decisione. Mi dice ciò che devo fare, ciò che devo assolutamente evitare. Penso di essere impazzito. Solo io so che non è così. Per una lunga vita ho vissuto in funzione di qualcosa. Per qualcuno. Oggi imparo a vivere per me Se avessi capito per tempo questo, sarei stato una persona diversa perché avrei agito sapendo chi ero. Non si può dare agli altri ciò che non abbiamo. Se non proviamo rispetto per noi stessi, come possiamo provarlo per altri? Devo imparare a conoscermi. È l’estraneità con me stesso che crea il maggiore disagio. Adesso sento il silenzio! Mi parla! Frasi tenere, d’amore, di conforto, della ricerca di una via di fuga! Non sono più solo! So di non essere solo. Dal mattino alla sera sono in compagnia della natura che mi circonda e che m’insegna a vivere. Sono in compagnia di me stesso. Mario è il nome con cui gli altri mi chiamano. Come gli altri mi vedono. Io, non ho un nome eppure adesso mi riconosco. Non è necessario chiamare rosa un fiore, basta chiudere gli occhi e sentirne il profumo. Non è il nome a dare la qualità.
Si “aprono” gli occhi sulla vita, e le sue ovvietà, le sue cose semplici, eppure così lontane da quello che sono stato. Per forza di cose ho iniziato un lungo viaggio, a ritroso, tornando indietro, molto indietro nel tempo fino a “ritrovare” le cose volutamente dimenticate.
BIG FARMA