venerdì 14 ottobre 2011

atleti dopo i 40 anni ed oltre?



IL "MESTIERE DI ALLENATORE"
Cominciai ad allenare a Palermo a 26 anni, Prima correvo. Correvo e volavo perchè questa era la sensazione. Correvo e nuotavo e, quando una volta mi dissero: hei, ma nuoti come un pesce, non mi fermai più. Decine e decine di gare. Tante sconfitte e tante vittorie. Ma prime vennero le sconfitte, brucianti! Dovevo allenarmi di più, dovevo e lo feci! Lo sport mi ha dato tutto, gioia, emozioni, dolori, ansie, calma.
Poi cominciai ad allenare, per gioco,! Guidavo un gruppo abbastanza numeroso di ragazzi e ragazze dai 10 ai 17 anni. Facevamo atletica leggera e in particolare, velocità
 e mezzofonfo  Non a caso dico " facevamo" perchè io correvo con loro. Sentivo i passi sui sentieri umidi di rugiada, del parco della Favorita. Sentivo il loro fiato quando i chilometri diventavano tanti. 10, 15!
Ogni tanto ne fermavo qualcuno o qualcuna per "prendere le pulsazioni", si perchè allora, (quasi 40 anni fa) i cardiofrenquezimetri non sapevamo cosa fossero. I ragazzi e le ragazze gareggiavano per l'U.S. Palermo, la stessa società del Palermo Calcio. I' indimenticabile maestro, e mio maestro elaborava i programmi di allenamento, ci insegnava a motivare i giovani, a prendere le pulsazioni. L'indimenticabile
Prof. Pino Clemente. Il primo allenatore siciliano che portò una donna alle olimpiadi.
Alle gare assistevo dal bordo pista dello stadio delle Palme, con il cuore in gola e il cronometro in mano. Soffrivo per loro. Una sofferenza che non si può spiegare. . Io so cosa provavano nei momenti prossimi all'arrivo. L'ultimo giro di pista. Il fiato corto, l'aria che non entra, i polmoni che bruciano.......! Oppure la partenza per i cento metri. Poco più di 10 secondi, un tempo brevissimo, sintesi di mesi e mesi di allenamento.  Emozioni forti e irripetibili, che non si sarebbero più verificate,  passato quel periodo. E invece non andò così, perchè la storia continua.
Infatti,  l'emozione è continuata in altri sport, con altri ragazzi fino ad un mondiale con alcuni primi posti. Continua in luoghi diversi e con persone diverse ma uguali allo stesso tempo.
La mia "deformazione" non mi fa vivere il mio ruoolo come semplice istruttore, cioè quella figura di palestra che ti spiega l'esecuzione degli esercizi e tutto, in genere, finisce lì. Sono rimasto allenatore, l'allenatore che "tira" fuori il massimo dalle persone indipendentemente dall'età. Continuo ad essere il primo a meravigliarmi dei risultati che la gente consegue. Le tappe dei risultati sono chiari nella mia mente e so che conseguirli richiede sacrificio, richiede impegno fisico e mentale, richiede forti motivazioni. Richiede la capacità di emozionare l'atleta affinchè acquisisca sempre più fiducia in se stesso/a, non considerando limite invalicabile il trascorre del tempo e l'avanzare dell'età.
 In fondo l'atleta è colui o colei che assieme al proprio allenatore, fissa delle tappe credibili da raggiungere in un determinato tempo. tappe possibili! Persona per persona. A Salaparuta è successo quello che succede ogni giorno. Succede quello che mi è già successo in tanti altri posti, luoghi e palestre d'Italia. Persone che pensavano di avere limiti fisici o dovuti all'età, vivendo queste condizioni come un handcap. 
Questo è lo sport. Dopo breve tempo, riescono ad avere performance che non immaginavano minimamente. Scoprono le capacità e le potenzialità della propria mente a supportare in maniera determinante sedute di allenamento prima impensabili. Si riscoprono forti/e, decise/e.  Gli stessi problemi della vita quotidiana, li affrontano con maggiore serenità.
Nelle foto in alto, una verticale sulle braccia e quì di seguito, la sequenza
in appoggio sulla testa e le mani fatta da una donna (47 anni) di Salaparuta che si allena da alcuni mesi.



Fra qualche tempo, riuscirà a farla sulle braccia. Giusto per potenziare le braccia e poter reggere il peso del proprio corpo.(Questo esercizio, relativamente semplice quando si è ragazzi, assume maggiore difficoltà in età matura. La paura di cadere, spesso ne impedisce l'approccio.)
Quando venne la prima volta in palestra, mi elencò "mille problemi" fisici. Se le avessi dato ascolto, avrei dovuto dirle che la nostra palestra non era adatta ad affrontare le sue problematiche. Oggi, atleticamente è un'altra persona. I lievi problemi iniziali, amplificati da una vita sedentaria non hanno impedito (ne impediranno) che continui ad allenarsi con l'intesità di oggi. La semplice passeggiata che effettuava  non andava a modificare niente da un punto di vista "atletico". (vedi argomento meglio camminare che correre) Dopo alcuni mesi, fisicamente è un'altra persona, più forte, più sicura, a tal punto da effettuare la verticale in tutta tranquillità e padronanza di movimento. E non è la sola!
 Spesso i limiti sono solo nella nostra mente. Nell'insicurezza che subentra dentro di noi quando trascuriamo il nostro corpo perchè presi da mille cose da fare! Riscoprire il movimento a qualsiasi età, è la condizione per vivere bene e al massimo della forma, qualsiasi stagione della vita.!

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